FABIO LAROVERE, CONNESSI ALL′OPERA - TURANDOT - PARMA 2020
Giacomo Prestia in crescendo: magistrale nel fraseggio, solenne nell’accento, opulento nel timbro, disegna un Timur smarrito e dolcissimo.
Giacomo Prestia in crescendo: magistrale nel fraseggio, solenne nell’accento, opulento nel timbro, disegna un Timur smarrito e dolcissimo.
Potente e autorevole il Timur di Giacomo Prestia: non solo un vecchio cieco, ma un vecchio cieco regale, dignitoso, presente e consapevole del destino di Liù e del suo. Grande successo personale per lui.
Giacomo Prestia è Timur di bello spessore, autorevole nei gravi e luminoso nel registro centrale.
Nel ruolo di Timur Giacomo Prestia ha offerto un cameo di gran classe grazie ad un timbro vellutato e un mezzo che, pur dopo la lunga carriera trascorsa, appare ancora sontuoso.
Timur è stato egregiamente interpretato dal basso Giacomo Prestia della cui maturità artistica ci siamo felicemente beati; ha infatti regalato un personaggio vocalmente potente e autorevole, ma ha saputo cesellare i momenti paterni e dolci con ecletticità vocale non comune.
Una nota speciale di merito al Timur di Giacomo Prestia, voce piena e corposa di autentico basso, di grande autorevolezza scenica: un autentico lusso
Le Banco de Giacomo Prestia est simplement magnifique et sonore: voix de basse dite de bronze, au grain profond, mordoré.
L’ami Banco est vite hors de course, mais ses interventions, dont son air splendide, ont bénéficié de la magnifique voix de la basse florentine Giacomo Prestia, d’une indéniable présence.
Il ruolo di Banco è stato superbamente cantato da Giacomo Prestia. La sua voce impressionante ha fatto desiderare che il ruolo durasse più a lungo. Ma no, a metà del secondo atto, Banco viene ucciso dalla coppia Macbeth.
Vocalement la distribution est splendide. Le timbre somptueux de Giacomo Prestia sert aussi bien la fidélité que le doute et la peur chez ce soldat fidèle.
Di grande carisma l’Alvise Badoero di Giacomo Prestia, bravissimo a rendere il freddo crescere della sua rabbia nel duetto con la moglie.
Autorevolezza che non manca certo all’Alvise Badoero di nobile statura impersonato con sicurezza da Giacomo Prestia il quale in scena si impone specie nel terzo atto, prima nell’aria e quindi nel duetto con Laura, uno dei momenti più drammatici, pur nella marcata ironia, di tutta l’opera
Capacità scenica ed interpretativa da parte del basso Giacomo Prestia in un Alvise Badoer dalla notevole padronanza scenica.
Tonante, con voce “nera” come deve essere, il Badoero di Giacomo Prestìa, che in moltissime frasi ricorda il suo conterraneo Giulio Neri
Lo Sparafucile di Giacomo Prestia è degno di grande considerazione. Il personaggio è reso in maniera assai credibile in ogni sua sfaccettatura e la solidità vocale, tecnica e interpretativa dell’interprete è confermata così come la bellezza del timbro.
Giacomo Prestia fa valere tutta la sua esperienza nel delineare uno Sparafucile asciutto e incisivo, pregevole per brunitura timbrica e presenza scenica.
Ottimo lo Sparafucile di Giacomo Prestia, con un fedele m’avrà e un buonanotte, del terzo atto, pieni e scuri, una vera rarità negli ultimi anni, visti i molti Sparafucile con voce inesistente nelle note basse.
Giacomo Prestia , Voto: 9
La sua esperienza si sente nell’ interpretazione del borgognone, sicario di professione: personalità, autorevolezza, presenza scenica, voce da basso profondo che non ha problemi a intonare il fa grave nel duetto con Rigoletto. Pare un peccato averlo avuto a Parma per un ruolo così piccolo. Sarà per la prossima volta…
Di gran lusso lo Sparafucile di Giacomo Prestia. Il basso canta in modo sobrio, senza indulgere in facili effetti, puntando esclusivamente sulla bellezza del suo timbro vocale. Crea così la figura di un Passator cortese ante litteram: brutale assassino ma rispettoso del suo personalissimo codice d’onore “Qual altro cliente da me fu tradito? Mi paga quest’uomo… fedele m’avrà
E il quarto grande cantante, il basso fiorentino Giacomo Prestia, ispirava già alla prima aria – “La calunnia è un venticello” di Gioachino Rossini “Il barbiere di Siviglia” – con la sua voce fantastica e il suo grande senso dell’umorismo. Drammaticamente ha poi eseguito l’aria da “Macbeth” e insieme al baritono Enkhbat ha brillato nella splendida “Suoni la tromba” dei “I Puritani” di Vincenzo Bellini
Der Italiener Giacomo Prestia verkörpert den ungeliebten Philipp II. mit mächtigem Bass, der ihn stante voce zum Mega-Großinquisitor qualifizieren würde und angeohrs dessen jeder Frau das graue Monarchenhaar schnuppe sein dürfte. Außer eben Elisabeth von Valois, die lieber Stiefsohn Carlo liebt. Trotz, oder gerade wegen Prestias Volumen hat man das “Ella giammai m’amò” selten so ergreifend gehört, mit einer Zerbrechlichkeit, die das Herz zerreißt. Traduzione: L’italiano Giacomo Prestia interpretava il non amato Filippo II con potente voce di basso anche adattabile ad un Mega-Grande Inquisitore e grazie alla quale ogni donna rimarrebbe attirata nonostante il suo “crin bianco”: tutte, esclusa Elisabetta di Valois, innamorata del figliastro Don Carlo. Ancora grazie alla presenza vocale di Prestia, raramente abbiamo ascoltato un “Ella giammai m’amò” così commovente, e capace di esprimere una fragilità che lacera il cuore.
Pienamente positiva la prova vocale e scenica del solido Giacomo Prestia nel ruolo di Ramfis, il personaggio dotato anche del costume più interessante di tutta l’opera, con il braccio destro trasformato in un inquietante artiglio bestiale.
Parlando di levatura artistica è d’obbligo iniziare dal protagonista, il basso Giacomo Prestia, al suo debutto nel ruolo di Mefistofele. Prestia si è accostato al personaggio con notevole sensibilità artistica penetrandone la fine ed enigmatica psicologia, portando in scena un demone astuto, beffardo, anche ironico se vogliamo. Questa intensa caratterizzazione è filtrata anche nella voce: la splendida vocalità del M° Prestia, dal timbro oscuro e corposo, si è ammantata di accenti melliflui e tentatori con un retrogusto ruvido, un po’ sauvage, grazie ai quali ogni nota penetra profondamente nello spettatore e rilascia vibrazioni possenti che alla fine della celeberrima Canzone del fischio hanno strappato al pubblico un applauso a scena aperta. Insomma, quanto di più mefistofelico si possa desiderare!
Il Filippo di Giacomo Prestia è stato autoritario ma nello stesso tempo vulnerabile di fronte gli eventi.
Il cupo, assediato Filippo, voce di basso ricca di Giacomo Prestia riflette l’illusione di autorità e la realtà di impotenza legato alle proprie regole: non amato, diffidente e manipolato da un confessore scaltro.
Tra i cantanti c’era un enorme Giacomo Prestia, Banco. Ha una voce e una scuola di vero interprete verdiano. Raramente ci lamentiamo così tanto del fatto che purtroppo Banco viene ucciso al secondo atto…. Tutto quanto e come cantò fu un vero regalo.
Con autorità impressionante Giacomo Prestia, allestisce il Re Filippo II. Intransigentemente e terribilmente severo si presenta nella scena del giardino e durante l’Autodafé, rivela sua vulnerabilità nella grande aria, quando deve ammettere a se stesso, che la sua moglie non l’ha mai amato.
Giacomo Prestia, gradevole voce di basso profondo, si è rivelato un Fiesco fiero e spietato, ma anche, alla fine, intenerito dal pentimento, sapendo aderire ad uno di quei mutamenti psicologici, che fanno la grandezza di Verdi.
Giacomo Prestia tratteggia un Fiesco dal fraseggiare nobilmente scultoreo, combattuto tra mille sentimenti contrastanti, possente nella cavata grave e morbido nell’ottava centrale.
Molto bene Giacomo Prestia come Ramfis, adeguatamente autorevole e di bella voce, oltre che scenicamente molto coinvolto.
Il Narbal di Giacomo Prestia convince appieno per autorevolezza.
Giacomo Prestia ha il colore scuro, solido e autorevole dell’autentico basso verdiano. Dopo la tremenda cupezza dell’aria del prologo, trova accenti solenni e colori morbidi nel duetto del primo atto in cui affida Amelia a Gabriele, e si abbandona a un’imponente desolazione nel duetto finale con Simone a cui, troppo tardi, può concedere il suo perdono.
Ovazione per Giacomo Prestia dopo la sua bellissima «O tu Palermo»: un autentico basso verdiano per timbro, morbidezza dell’emissione, accento, fraseggio e dignità.